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Buon anno |
VITELLO TONNATO
Di origine tardo settecentesca, il vitell tonè compare simultaneamente nei ricettari francesi, lombardi, piemontesi, veneti ed emiliani all'inizio del XIX secolo; a dispetto della sonorità francesizzante, tale denominazione è di fatto riconducibile al dialetto lombardo.
Per realizzare questo piatto possono essere utilizzati il magatello o la noce di bovino: diversamente dalla ricetta originale, sempre più spesso si opta per una cottura moderata che conservi la morbidezza ed il colore rosato della carne. In alcune varianti è prevista l'aggiunta di capperi (talvolta in sostituzione delle acciughe), in altre la salsa può essere "alleggerita" con panna o maionese.
Nonostante sia considerato un antipasto, le spiccate proprietà nutritive lo rendono più adatto come pietanza: una porzione copre infatti oltre la metà del fabbisogno giornaliero di proteine. La maggior parte delle calorie proviene dalla salsa tonnata, o meglio dai lipidi in essa contenuti, mentre i carboidrati sono quasi del tutto assenti. Per queste ragioni, un pasto equilibrato potrebbe prevedere, ad esempio, l'aggiunta di pane o pasta integrale, verdure poco condite e frutta; in alternativa, provate a ridurre le quantità... Ciò nonostante, per il vostro menu di Natale si potrebbe anche fare uno strappo alle regole...
Vediamo ora gli ingredienti per 4 persone:
- 600 g di vitello
- 70 g di carote
- 70 g di cipolle
- 40 g di sedano
- qualche chiodo di garofano
- uno spicchio d'aglio
- 150 g di tonno sott'olio
- 20 g di acciughe salate
- 100 g d'olio d'oliva
- 60 g di succo di limone
- sale q.b.
Cuocete la carne in acqua bollente salata assieme a carote, cipolle, sedano, chiodi di garofano ed aglio. Attendete almeno un'oretta, quindi spegnete i fornelli e lasciate raffreddare. Nel frattempo, preparate la salsa lavorando il tonno, i filetti d'acciuga (in genere utilizzo un passaverdura) ed unendo in seguito olio e succo di limone. Tutti gli ingredienti devono essere ben amalgamati al fine di ottenere una consistenza il più possibile liscia ed omogenea. Tagliate la carne a fette sottili e distribuitela su di un piatto da portata; completate con la salsa decorando a vostro piacimento. Buon appetito!
TERRA MADRE DAY
WHEN: December 10, 2014
HOW: Terra Madre Day will be celebrated in an endless number of ways, from small gatherings to large events: a celebratory picnic or dinner, a film screening or concert to raise the profile of good, clean and fair food, an excursion to visit Terra Madre producers, a campaign or petition on a particular issue, food or taste education activities, a local gathering of producers, chefs, youth and others... or a combination of the above. Be creative!
WHO: All those who share Slow Food's philosophy, starting from Slow Food convivia, Terra Madre food communities, chefs, academics, youth, Presidia and Ark of Taste producers, and school garden projects. Invite the general public to participate, including journalists, local authorities and representatives from other organizations.
WHERE: Activities to celebrate Terra Madre Day are taking place in a wide variety of locations, in many countries across the world: in cities and rural areas, in schools or community centers, in cinemas or on farms, restaurant or at home, or even on a boat!
WHAT: Terra Madre Day could be celebrated by organizing a....
• Celebratory Communal Meal
Meals shared in schools or universities, restaurants, on farms and in public settings can bring the pleasure of good, clean and fair food to a wider audience. By inviting producers to attend, diners will expand their knowledge and appreciation of local food. These occasions also help us remember that food means enjoyment, culture and conviviality, and the act of eating can influence our values and attitude.
• Excursion to Producers
From a bicycle trip in Canada to a train journey in the French Alps and a school excursion in Morocco, tours to carefully selected farms and producers from a specific region offer an excellent way of bringing consumers and producers together, providing an enjoyable hands-on educational experience, where people sample products and learn from producers.
• Film and Cultural Events
Music, theater, oral traditions and visual arts can all play a role in creating a critical awareness of food culture. For example, a cinema program that focuses on food-related issues, the agricultural and food industry's repercussion on society and the environment, and our gastronomic heritage.
• Campaigns
The key principles of Terra Madre Day can also be demonstrated through focusing on a particular issue. In Spain, convivia have been holding cooking demonstrations in marketplaces to promote sustainable fish choices. In Morocco events have been organized to urge the government to make a clear statement on the cultivation of GMO crops.
• Thematic Activities
Dedicating an event to a specific food, issue or tradition can be a way to focus attention on something important to your community or convivium. In Uganda, an event focused on hunting down rare varieties or fruit and vegetables to protect biodiversity, while in Canada, participants celebrated their native blueberries at a local farmers' market.
• Food and Taste Education Activities
Food education activities take a wide range of approaches and can be organized for varied audiences: children and adults, teachers, farmers, members and the public. An activity may involve school gardens, guided tastings, providing a forum for a guest speaker or local producer, knowledge exchange between older generations and young people, or practical workshops.
• Local Terra Madre Gatherings
Meetings between producers, cooks, researchers, young people and consumers provide an opportunity to strengthen the local good, clean and fair food network, to share information and present ideas for the future to the public and governments.
Terra Madre producers could come together with your local Slow Food network in conferences, workshops, markets, or excursions.
• Fundraising for our Gardens in Africa project
This project is seeking support to create sustainable food gardens with Terra Madre communities across Africa. Many Slow Food convivia are deciding to ‘adopt’ a community garden and Terra Madre Day is the perfect opportunity to highlight your support and raise funds. In this way, you support two sustainable community food systems in one event: your local producers and those in Africa.
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www.slowfood.com/terramadreday |
SALONE DEL GUSTO - TERRA MADRE, TORINO 2014
Dal 23 al 27 ottobre si è svolta a Torino la decima edizione del Salone Internazionale del Gusto, evento gastronomico e culturale organizzato da Slow Food per promuovere le biodiversità alimentari presenti in Italia e nel mondo.
Chi ha avuto la possibilità di visitare i coloratissimi stand del Salone si è trovato dinnanzi ad una varietà incredibile di cibi, bevande e materie prime provenienti da ogni parte del globo, una vera e propria "Arca del Gusto", come ricordavano le locandine. Dai formaggi asiatici ai cereali africani, dai dolci mediterranei alle spezie sudamericane, in una piacevole confusione di lingue, culture e sapori.
Purtroppo il visitatore medio, come anche molti espositori, non sempre colgono e condividono lo spirito dell'evento; si soffermano piuttosto a gustare quanto di meglio offre il mercato, in un contesto in cui i prezzi riescono a trasformare un prodotto di nicchia in una leccornia per pochi eletti. Non mancano certo chef, critici culinari e sommelier che vedono questo mondo con occhi diversi e che, in teoria, dovrebbero riuscire ad apprezzare e a valorizzare ogni prodotto esposto. Tra le finalità del Salone vi è quella di educare, ogni anno, il maggior numero possibile di persone ad un'alimentazione più attenta alle diversità, al recupero del cibo e alle scelte solidali.
Terra Madre, evento svoltosi in parallelo, persegue inoltre l'obiettivo di ascoltare le concrete difficoltà di chi coltiva e trasforma i prodotti della terra. Nello specifico, riunisce tutti coloro che, partecipando alla filiera alimentare, intendono difendere l'agricoltura, la pesca e l'allevamento sostenibili, al fine di preservare il gusto e la biodiversità del cibo. Come sappiamo, nei Paesi in via di sviluppo le problematiche agroalimentari sono ben diverse rispetto a quelle delle aree più avanzate: si tratta, in particolare, della carenza di risorse (in primis di acqua) e delle difficoltà nel vendere i prodotti realizzati. Il nobile intento dello slow food troppo spesso tende a scontrarsi con un mondo globale che spazza via chi sta ai margini del mercato; noi tutti auspichiamo che il mega appuntamento dell'Expo 2015 riesca a sensibilizzare il grande pubblico sulle effettive necessità alimentari del pianeta.
Tratto da Pierpaolo Righero, Salone del Gusto 2014: tra biodiversità e leggi di mercato, Vita diocesana pinerolese, 09/11/2014.
Tratto da Pierpaolo Righero, Salone del Gusto 2014: tra biodiversità e leggi di mercato, Vita diocesana pinerolese, 09/11/2014.
CREMA DI BROCCOLI
Ad ogni stagione i propri alimenti: ogni periodo dell'anno è contraddistinto da alcuni prodotti che in quei mesi presentano le migliori caratteristiche, anche dal punto di vista nutrizionale. Secondo questa logica, vorrei proporre un piatto estremamente easy, adatto anche agli amanti della cucina vegetariana.
- 400 g di broccoli
- 400 g di patate
- un porro
- brodo vegetale q.b.
- qualche rametto di timo
- qualche fetta di pane tostato
- sale e pepe q.b.
- olio extravergine d'oliva q.b.
Mondate il porro, tagliatelo ad anelli sottili e fate imbiondire in un cucchiaio d'olio extravergine. Nel frattempo, sbucciate le patate e riducetele a dadini; lavate i broccoli, eliminate i gambi più legnosi e separate le cimette. Ponete le verdure nel tegame con il porro, rosolate per qualche minuto, mescolando di tanto in tanto, ed unite il brodo vegetale (circa 600-700 ml). Cuocete a fuoco medio-basso per una mezz'oretta, dopo aver salato e pepato.
Non appena pronto, aggiustate di sale e riducete il tutto ad un composto cremoso servendovi di un frullatore ad immersione. Volendo, è possibile versare ancora un po' di brodo bollente, sino ad ottenere la consistenza desiderata. Completate con qualche fogliolina di timo ed alcune fette di pane tostato. Per arricchire ulteriormente la vostra preparazione, utilizzate due o tre cucchiai di panna da cucina a fine cottura. Non resta che la prova-assaggio... Credo si tratti di un piatto semplice ma gustoso, ottimo per affrontare l'inverno in modo leggero e salutare.
CIAMBELLA ALLA BOLOGNESE
Ecco una ricetta facilissima, ed ampiamente testata, che ho letto tempo fa sul retro di una confezione di vanillina (non nego di aver apportato qualche lieve modifica).
Gli ingredienti necessari sono i seguenti:
- 500 g di farina di grano tenero tipo 00
- una bustina di lievito per dolci
- una bustina di vanillina
- un pizzico di sale
- 175 g di zucchero
- 100 g di burro
- 70 g di mandorle pelate
- 3 uova intere
- marsala q.b.
- latte q.b.
- zucchero a velo o semolato q.b.
Versate in una ciotola la farina, il lievito, la vanillina, il sale, lo zucchero e mescolate bene servendovi di un cucchiaio. Unite le mandorle pelate (dopo averle tritate finemente) e le uova sbattute, ricordandovi di conservarne una piccola parte per lucidare il dolce. Aggiungete anche il burro ammorbidito ed iniziate a lavorare gli ingredienti sino ad amalgamarli; occorreranno inoltre un po' di marsala e di latte per facilitare l'operazione (le quantità dell'uno e dell'altro possono variare a seconda dei gusti).
A questo punto trasferite il tutto su di una spianatoia leggermente infarinata e continuate ad impastare fino all'ottenimento di un composto liscio e compatto. Formate una specie di salsicciotto ed unitene le estremità in modo da creare una vera e propria ciambella. Sistemate l'impasto all'interno di uno stampo del diametro di 22 o 24 cm (con il buco centrale), pennellatelo con le uova rimaste e cospargete la superficie di zucchero semolato (in alternativa, potete saltare questo passaggio ed utilizzare esclusivamente lo zucchero a velo a dolce ultimato). Cuocete in forno a 190° per circa mezz'ora o, comunque, fino ad osservare una leggera doratura. Lasciate raffreddare ed assaggiate... Il profumo della vaniglia e delle mandorle renderanno la vostra ciambella particolarmente gradevole.
VELLUTATA DI ZUCCA
Forse non tutti sanno che la zucca è un alimento ipocalorico, adatto anche ai diabetici grazie alla sua scarsità in termini glucidici. La polpa è particolarmente ricca di sali minerali, fibre e carotenoidi; ha proprietà antiossidanti, diuretiche e calmanti (contro ansia, nervosismo ed insonnia). Favorisce la digestione, lo sviluppo delle ossa e la regolazione degli zuccheri nel sangue, apporta fibre che promuovono la depurazione intestinale. I semi di zucca contengono zinco, manganese, selenio e vitamine in grado di esercitare un'azione antiossidante.
Grazie alle innumerevoli proprietà benefiche, oltre ad essere ampiamente utilizzato in cucina, questo ortaggio viene adoperato molto di frequente in ambito erboristico, fitoterapico e cosmetico.
Tra le varie ricette a base di zucca, ho scelto di presentare una deliziosa vellutata, un primo leggero ma nel contempo gustoso.
Gli ingredienti necessari per realizzare 2 porzioni medie sono i seguenti:
Tra le varie ricette a base di zucca, ho scelto di presentare una deliziosa vellutata, un primo leggero ma nel contempo gustoso.
- 600 g di zucca
- 200 g di patate
- uno scalogno
- un rametto di rosmarino
- brodo vegetale q.b.
- olio extravergine d'oliva q.b.
- sale e pepe q.b.
- formaggio grattugiato q.b.
- qualche fetta di pane casereccio
Rosolate lo scalogno ed il rosmarino tritati molto finemente in un cucchiaio d'olio extravergine, aggiungete la zucca e le patate a cubetti e portatele a cottura unendo poco alla volta del brodo vegetale. Non appena pronto (occorrerà almeno mezz'ora), aggiustate di sale e riducete il tutto ad un composto cremoso servendovi di un frullatore ad immersione. Se preferite una vellutata meno densa, è sufficiente aggiungere un po' di brodo, sino ad ottenere la consistenza desiderata.
Consumate la crema ancora calda, completando con una macinata di pepe, abbondante formaggio e qualche fetta di pane tostato.
Leggero ma gustoso, ideale per affrontare al meglio i primi freddi, questo piatto è ottimo anche durante l'intero periodo invernale. Detto ciò, non mi resta che augurare a tutti buon appetito!
Leggero ma gustoso, ideale per affrontare al meglio i primi freddi, questo piatto è ottimo anche durante l'intero periodo invernale. Detto ciò, non mi resta che augurare a tutti buon appetito!
CAVOLFIORE CON FONDUTA AL TALEGGIO
Apro il frigorifero e vedo uno, due, tre... sei cavolfiori.
"Ho dovuto raccoglierli! Nell'orto ce ne sono ancora altri!" esclama mia madre con la sua solita finezza. Quindi ho pensato: è quasi ora di cena... potrei lessarne qualche ciuffo e preparare una fonduta al taleggio. Perfetto! Vediamo l'occorrente direi per 4 persone:
- un cavolfiore bianco di circa 400 g
- 250 g di taleggio
- 100 g di latte intero
- uno spicchio d'aglio
- 4 filetti d'alici all'olio d'oliva
- sale e pepe q.b.
Come avrete senz'altro capito, si tratta di una ricetta semplice ed estremamente rapida.
Prendiamo il cavolfiore, eliminiamo le foglie e separiamo i vari ciuffi; laviamo e lessiamo in acqua bollente salata per circa 10 minuti. Nel frattempo mi occupo della fonduta: lascio ridurre il latte in un pentolino con uno spicchio d'aglio, divido il formaggio a cubetti e lo unisco al latte, avendo cura di eliminare l'aglio. Mescolo fino ad ottenere una consistenza liscia, non eccessivamente liquida ma nemmeno troppo densa. A questo punto, versiamo la fonduta nei piatti ed aggiungiamo qualche ciuffo di cavolfiore (dopo averli scolati). Procediamo con una bella macinata di pepe, saliamo leggermente le verdure e guarniamo con dei filetti d'alici all'olio d'oliva.
Pochi minuti e la vostra cena è pronta per essere servita. Buon appetito!
TORTA SOFFICE ALLE MELE
Se cercate una ricetta semplice e veloce per colmare le vostre carenze affettive, ecco gli ingredienti necessari per una torta last minute:
- 2 mele Golden Delicious
- 2 uova medie
- 8 cucchiai di zucchero
- 8 cucchiai di farina tipo 00
- una bustina di lievito per dolci
- 1/2 bustina di vanillina
- un pizzico di sale
- 8 cucchiai di latte
- 6 cucchiai di olio di semi
- zucchero a velo o semolato q.b.
Terminata anche questa fase, occorre pelare e tagliare a pezzetti le mele, aggiungerle agli ingredienti precedentemente lavorati e mescolare fino ad amalgamare bene il tutto.
Ungete con dell'olio una teglia a bordi alti e versatevi il composto, cercando di livellarlo il più possibile con l'aiuto di un cucchiaio. Cospargete la superficie del dolce con un po' di zucchero semolato ed infornate a 180° per circa 45 minuti o, comunque, finchè non noterete una perfetta doratura. Provate ad affondare uno stuzzicadenti nella torta: se, estraendolo, risulterà asciutto e pulito, ciò significa che anche lo step della cottura è ultimato. In caso contrario, lasciate la teglia in forno ancora per qualche minuto e quindi ripetete l'operazione.
Volendo, potete sostituire lo zucchero semolato con quello a velo, spolverizzando il dolce una volta tiepido, anziché prima d'infornare.
Che dire? Si tratta di una torta velocissima ma estremamente gradevole. Soffice, soffice...
Ungete con dell'olio una teglia a bordi alti e versatevi il composto, cercando di livellarlo il più possibile con l'aiuto di un cucchiaio. Cospargete la superficie del dolce con un po' di zucchero semolato ed infornate a 180° per circa 45 minuti o, comunque, finchè non noterete una perfetta doratura. Provate ad affondare uno stuzzicadenti nella torta: se, estraendolo, risulterà asciutto e pulito, ciò significa che anche lo step della cottura è ultimato. In caso contrario, lasciate la teglia in forno ancora per qualche minuto e quindi ripetete l'operazione.
Volendo, potete sostituire lo zucchero semolato con quello a velo, spolverizzando il dolce una volta tiepido, anziché prima d'infornare.
Che dire? Si tratta di una torta velocissima ma estremamente gradevole. Soffice, soffice...
ERBE AROMATICHE
Presenti in natura allo stato selvatico o coltivate, si tratta di piante erbacee contenenti essenze odorose ed oli essenziali capaci di esaltare il sapore dei cibi, dolci e salati. Gli aromi sono principalmente localizzati nelle foglie; occorre pertanto verificarne la freschezza, evitando quelle avvizzite ed ingiallite, ormai completamente prive del loro naturale aroma.
Una volta essiccate, è possibile custodire le erbe anche per alcuni mesi in contenitori a chiusura ermetica collocati in un luogo fresco ed asciutto, al riparo dalla luce. Quelle fresche possono invece essere conservate in frigorifero per qualche giorno, oppure congelate, dopo averne lavato ed asciugato le foglie con un po' di carta assorbente.
L'uso delle erbe aromatiche in cucina è molteplice: varia infatti a seconda delle tradizioni e dei gusti personali. Salvo qualche eccezione (come nel caso dell'alloro), le erbe andrebbero tritate al momento ed aggiunte alle pietanze a crudo, evitando di cuocerle, al fine di conservarne i preziosi aromi. Credo sia importante ricordare che il loro utilizzo consente un minor consumo di sale e di grassi ed è pertanto utile nei regimi dietetici ipocalorici. Le erbe apportano inoltre principi nutritivi quali vitamine e sali minerali e contribuiscono al miglioramento del processo digestivo.
A questo punto, vorrei fornire qualche consiglio che vi permetterà di associare ad ogni piatto l'erba aromatica più adatta, quella capace di esaltarne al meglio profumi e sapori.
- L'alloro è utilizzato nella preparazione di sughi, conserve, marinate, brodi di carne e pesce. Ha proprietà rilassanti, diuretiche e digestive.
- L'aneto ricorda nell'aspetto e nel sapore il finocchio selvatico. In cucina si usa nelle marinate di salmone, per condire altri piatti a base di pesce, nei sottaceti e (polverizzato) sulle insalate. Stimola l'appetito e favorisce la digestione.
- Il basilico ha un aroma intenso e penetrante, ottimo per la preparazione di salse, minestre ed insalate. Deve essere aggiunto a crudo, in modo da impedire l'evaporazione degli oli essenziali ed esaltarne il sapore; a tal proposito, andrebbe spezzato a mano e mai tagliato con una lama.
- Il dragoncello, contraddistinto da un aroma pungente, è perfetto per insaporire pesce, insalate, salse, arrosti e carni alla griglia.
- L'erba cipollina è una pianta erbacea spontanea il cui profumo ricorda molto quello della cipolla. Si abbina alla grande con insalate, minestre, sughi e patate lesse. Ha proprietà diuretiche e depurative.
- Il finocchietto selvatico è ottimo nella pasta con le sarde e per insaporire fave, porchetta ed, in generale, carni grasse. Stimola l'appetito, favorisce la digestione ed è antifermentativo.
- Il ginepro viene adoperato per cucinare cacciagione, porchetta, arrosti e lessi. Le bacche devono essere schiacciate ed utilizzate moderatamente, essendo di aroma molto intenso (non vanno in ogni caso ingerite). Hanno proprietà digestive, toniche, diuretiche, antireumatiche, nonché disinfettanti di stomaco e vescica.
- L'issopo ricorda un po' il rosmarino, ma presenta un gusto amarognolo. Si abbina principalmente a minestre, ragù ed insalate. Stimola l'appetito, favorisce la digestione e la diuresi ed è utile per l'eliminazione dei gas intestinali.
- Il levistico è una pianta di aspetto e sapore simili al sedano, di cui vengono utilizzate le coste e le foglie, molto aromatiche. Una volta tritato, può essere aggiunto a minestroni, brasati, verdure e formaggi. Ha proprietà carminative, digestive ed antisettiche.
- La maggiorana è un'erba aromatica simile all'origano e dallo spunto leggermente pepato. Si abbina a formaggi freschi, pizze, fagioli lessati, melanzane, intingoli, ripieni, pesce e carni in umido. Stimola la digestione, favorisce il sonno ed ha azione antifermentativa.
- La melissa, detta anche erba limoncina per il suo profumo di limone, è ottima nelle bevande a base di menta e succo d'arancia, nelle insalate e nelle marinate. Stimola la digestione.
- La menta, utilizzata perlopiù nella preparazione di bevande dissetanti, favorisce la secrezione gastrica ed ha proprietà digestive ed antitossiche.
- La mentuccia, adoperata per aromatizzare piatti a base di funghi e carciofi, agisce contro l'insonnia, la depressione e i dolori mestruali.
- L'origano, perfetto su pizza, pomodori, melanzane, zucchine, carne e pesce in umido, facilita la digestione ed attenua i crampi intestinali ed il meteorismo.
- Il rosmarino, utilizzato nei sughi e nelle carni arrosto, alla pizzaiola, alla griglia, ha effetti energizzanti, stimolanti e depurativi.
- La salvia si abbina a pesce, brodi, fegato e frittelle; è utilizzata con il burro fuso per condire i ravioli. Favorisce la secrezione gastrica, protegge il fegato ed ha azione balsamica e stimolante.
- La santoreggia è adatta per cucinare agnello, selvaggina, intingoli, fave, fagioli e legumi in genere. Ha proprietà stimolanti, depurative ed antisettiche; aiuta, in particolare, nella digestione della carne e dei cibi contenenti fecola.
- Il timo è utilizzato in numerose pietanze a base di pesce, verdure e carne. Ha effetti digestivi, depurativi e stimolanti.
VERDURE SAPORITE
Oggi ho deciso di preparare un secondo sfizioso ma, nel contempo, veloce ed estremamente easy.
Mi capita sovente di cuocere le verdure al vapore o di lessarle per poi servirmene nella realizzazione di tantissimi altri piatti. In questo caso ho scelto di rosolarle e di insaporirle con qualche erba aromatica, al fine di conservare il più possibile la leggerezza che le contraddistingue.
Gli ingredienti necessari per una porzione abbondante sono i seguenti:
- 2 patate medie
- 1 zucchina
- 2 fettine di prosciutto crudo
- formaggio q.b.
- rosmarino q.b.
- qualche fogliolina di salvia
- uno spicchio d'aglio
- olio e sale q.b.
Sbucciate le patate, mondate le zucchine e lessatele in acqua salata mantenendole leggermente croccanti. Una volta pronte, scolate e tagliate le verdure in tocchi delle stesse dimensioni, in modo da ottenere una cottura il più possibile uniforme. Rosolate quindi uno spicchio d'aglio in un cucchiaio d'olio d'oliva ed unite le patate e la zucchina a pezzetti. Aggiungete un pizzico di sale, qualche fogliolina di salvia ed un po' di rosmarino tritato grossolanamente. Lasciate dorare girando di tanto in tanto con molta delicatezza.
Nel frattempo, sistemate in un piatto le fettine di prosciutto e riducete a tocchetti il formaggio (potete utilizzare dell'asiago, della provola o una toma non troppo stagionata). Quando le verdure risulteranno sufficientemente dorate, unitele al letto di salumi e completate con qualche cubetto di formaggio (con il calore risulterà gradevolmente morbido). Buon appetito!
Nel frattempo, sistemate in un piatto le fettine di prosciutto e riducete a tocchetti il formaggio (potete utilizzare dell'asiago, della provola o una toma non troppo stagionata). Quando le verdure risulteranno sufficientemente dorate, unitele al letto di salumi e completate con qualche cubetto di formaggio (con il calore risulterà gradevolmente morbido). Buon appetito!
CROSTINI DI SALMONE
Bisognava attendere la seconda metà di Luglio per assistere ad una prepotente avanzata del caldo estivo. Con un clima del genere mettersi ai fornelli non è il massimo, anzi... Quindi ho pensato di affidarmi a dei piatti leggeri e veloci da preparare. Un esempio? Dei crostini di salmone, ottimi come antipasto o come secondo, dato il notevole contenuto proteico. Ho letto questa ricetta su Internet qualche anno fa ed ogni tanto mi capita di utilizzarla per mettere qualcosa sotto i denti senza dover necessariamente "spadellare".
Gli ingredienti per una porzione sono i seguenti:
- una bella fetta di pane
- formaggio cremoso q.b.
- qualche fettina di salmone affumicato
- aneto q.b.
- uno spicchio di limone
- sale q.b.
Mescolate in una ciotola qualche cucchiaio di formaggio cremoso (ad esempio robiola o caprino) con un po' di aneto tritato finemente.
In una padella tostate una fettona di pane bianco (o, se preferite, integrale) con un filo d'olio extra vergine ed un pizzico di sale. Togliete dal fuoco e spalmate in superficie la crema precedentemente ottenuta. Decorate con il salmone affumicato ed una fettina sottile di limone. Che dire? Ricetta gustosa, fresca e, soprattutto, leggera.
MELANZANE E FIORI DI ZUCCHINE CROCCANTI
Le verdure estive sono quelle che amo di più in assoluto, ma le condizioni meteo quest'anno lasciano un po' a desiderare e non hanno sicuramente favorito la crescita dei prodotti dell'orto. Dopo alcuni giorni piovosi (ed anche abbastanza freddi), fortunatamente sono riuscita a raccogliere qualche zucchina e la prima melanzana della stagione. Quindi mi sono chiesta: e adesso come le cucino? Alla fine ho deciso di mettere da parte le zucchine e di preparare una bella frittura mista utilizzando i fiori (ancora freschissimi) e la melanzana. In genere non amo esagerare e preferisco dei piatti un po' più leggeri, ma ogni tanto possiamo concedercelo. O no?
La ricetta non è semplice... di più. Vediamo gli ingredienti necessari (le quantità dipendono ovviamente dal numero di porzioni che intendete realizzare):
- qualche fiore di zucchine
- una melanzana di medie dimensioni
- uova q.b.
- pan grattato q.b.
- sale q.b.
- olio per friggere q.b.
Innanzitutto, lavate accuratamente le verdure facendo attenzione a non rovinare i fiori (sono delicatissimi). Private questi ultimi della parte centrale (ossia del pistillo) e tagliate la melanzana a fette dello spessore di circa mezzo centimetro (io ho conservato anche la buccia). Sbattete almeno due uova in una ciotolina, immergete le verdure, sgocciolate l'eccedenza e passate nel pan grattato.
Terminata la fase dell'impanatura, versate in una padella antiaderente abbondante olio (personalmente preferisco quello di semi) ed iniziate a friggere assicurandovi che quest'ultimo sia abbastanza caldo (attenzione a non esagerare). Una volta dorate le verdure da entrambi i lati, scolatele, trasferite su della carta assorbente ed aggiungete un pizzico di sale. Gustatele ancora calde (mi raccomando, non ustionanti): dovrebbero risultare morbide all'interno e croccanti in superficie. Fantastiche...
Terminata la fase dell'impanatura, versate in una padella antiaderente abbondante olio (personalmente preferisco quello di semi) ed iniziate a friggere assicurandovi che quest'ultimo sia abbastanza caldo (attenzione a non esagerare). Una volta dorate le verdure da entrambi i lati, scolatele, trasferite su della carta assorbente ed aggiungete un pizzico di sale. Gustatele ancora calde (mi raccomando, non ustionanti): dovrebbero risultare morbide all'interno e croccanti in superficie. Fantastiche...
PANZANELLA A MODO MIO
Come noto a tutti (almeno credo), la panzanella è un piatto freddo a base di pane toscano raffermo inumidito. Sembra che il termine derivi dall'unione di "pane" e "zanella" (ciotola, zuppiera) o, semplicemente, da "panzana", denominazione originaria della famosa pappa.
Addirittura il Bronzino, abile e raffinato pittore della corte medicea, elogiò questo piatto della tradizione contadina in una cronaca del XVI secolo:
"Chi vuol trapassar sopra le stelle
en'tinga il pane e mangi a tirapelle
un'insalata di cipolla trita
colla porcellanetta e citriuoli
vince ogni altro piacer di questa vita
considerate un po' s'aggiungessi
bassilico e ruchetta"
L'artista non menziona i pomodori, all'epoca assenti nella cucina italiana, ma cita la porcellanetta (un'erba selvatica dal sapore leggermente acidulo), la cipolla ed il cetriolo (un must della ricetta fiorentina, benché poco gradito nel senese).
Secondo alcuni, la panzanella deriverebbe dall'abitudine contadina di bagnare il pane secco e di unirlo alle verdure dell'orto. Altri collocano invece la nascita di questo piatto a bordo dei pescherecci, dove i marinai erano soliti inumidire il pane raffermo ed i pomodori con acqua di mare.
Ho avuto l'onore di assaggiare una panzanella tradizionale diversi anni fa, proprio in Toscana, durante un breve soggiorno per motivi di studio. Ricordo di averla particolarmente gradita, in quanto fresca e leggera, in giornate contraddistinte da un caldo micidiale. Ora, perfettamente consapevole di stravolgere la ricetta classica, vorrei proporre una rivisitazione di cui mi servo spesso nel periodo estivo per cucinare in modo leggero le verdure dell'orto.
Gli ingredienti necessari per una mega porzione sono i seguenti:
Per prima cosa, affettate il pane e ricavatene tanti piccoli cubetti; tostateli in una padella aggiungendo un filo d'olio ed un pizzico di sale. Mettete da parte e concentratevi sulle verdure. Pelate il pomodorino, privatelo dei semi e tagliatelo a pezzetti (più o meno delle stesse dimensioni dei crostini di pane); tagliuzzate anche i fagiolini e la cipolla (meglio se ad anelli sottili). Preparate il formaggio, riducendolo a tocchetti: potete utilizzare delle tome morbide (quindi non troppo stagionate), della mozzarella o, comunque, ciò che avete a disposizione in casa. A questo punto, versate tutti gli ingredienti in una ciotola, aggiungete un po' d'origano, un pizzico di sale, un goccio di aceto e di olio extravergine d'oliva (se vi piace, anche una macinata di pepe). Mescolate delicatamente e lasciate riposare per un'oretta in frigorifero. Guarnite con una fogliolina di basilico fresco ed ecco pronta la vostra panzanella rivisitata.
Anche se la ricetta tradizionale prevede pochissimi ingredienti, volendo è possibile aggiungere sedano, insalata, carote, capperi, salumi, acciughe, tonno, uova sode e formaggi vari. Evitando di eccedere, potete senza dubbio dar sfogo alla vostra fantasia. Buon appetito!
Addirittura il Bronzino, abile e raffinato pittore della corte medicea, elogiò questo piatto della tradizione contadina in una cronaca del XVI secolo:
"Chi vuol trapassar sopra le stelle
en'tinga il pane e mangi a tirapelle
un'insalata di cipolla trita
colla porcellanetta e citriuoli
vince ogni altro piacer di questa vita
considerate un po' s'aggiungessi
bassilico e ruchetta"
L'artista non menziona i pomodori, all'epoca assenti nella cucina italiana, ma cita la porcellanetta (un'erba selvatica dal sapore leggermente acidulo), la cipolla ed il cetriolo (un must della ricetta fiorentina, benché poco gradito nel senese).
Ho avuto l'onore di assaggiare una panzanella tradizionale diversi anni fa, proprio in Toscana, durante un breve soggiorno per motivi di studio. Ricordo di averla particolarmente gradita, in quanto fresca e leggera, in giornate contraddistinte da un caldo micidiale. Ora, perfettamente consapevole di stravolgere la ricetta classica, vorrei proporre una rivisitazione di cui mi servo spesso nel periodo estivo per cucinare in modo leggero le verdure dell'orto.
Gli ingredienti necessari per una mega porzione sono i seguenti:
- 100 g di pane raffermo
- una manciata di fagiolini lessati
- un pomodorino non troppo maturo
- una cipolla di medie dimensioni
- formaggio q.b.
- una fogliolina di basilico
- origano, olio, aceto e sale q.b.
Per prima cosa, affettate il pane e ricavatene tanti piccoli cubetti; tostateli in una padella aggiungendo un filo d'olio ed un pizzico di sale. Mettete da parte e concentratevi sulle verdure. Pelate il pomodorino, privatelo dei semi e tagliatelo a pezzetti (più o meno delle stesse dimensioni dei crostini di pane); tagliuzzate anche i fagiolini e la cipolla (meglio se ad anelli sottili). Preparate il formaggio, riducendolo a tocchetti: potete utilizzare delle tome morbide (quindi non troppo stagionate), della mozzarella o, comunque, ciò che avete a disposizione in casa. A questo punto, versate tutti gli ingredienti in una ciotola, aggiungete un po' d'origano, un pizzico di sale, un goccio di aceto e di olio extravergine d'oliva (se vi piace, anche una macinata di pepe). Mescolate delicatamente e lasciate riposare per un'oretta in frigorifero. Guarnite con una fogliolina di basilico fresco ed ecco pronta la vostra panzanella rivisitata.
Anche se la ricetta tradizionale prevede pochissimi ingredienti, volendo è possibile aggiungere sedano, insalata, carote, capperi, salumi, acciughe, tonno, uova sode e formaggi vari. Evitando di eccedere, potete senza dubbio dar sfogo alla vostra fantasia. Buon appetito!
DE-LIGHT
Oltre al tiramisù classico, esistono un'infinità di ricette alternative, frutto della creatività, delle esigenze e dei gusti di ciascuno di noi. Una delle preparazioni che amo di più in assoluto è quella che ho pensato di chiamare "De-Light", dalla fusione di "delight" e "light", proprio per mettere in luce l'intento di generare una commistione tra gusto e leggerezza (nei limiti del possibile).
La ricetta è davvero semplicissima: segue le proporzioni del tiramisù tradizionale apportando solo qualche modifica agli ingredienti, al fine di renderlo un po' più leggero.
Vediamo innanzitutto l'occorrente per 4 persone:
- 3 uova medie
- 6 cucchiai di zucchero
- 250 g di ricotta fresca
- 1 yogurt naturale (125-150 g)
- 200 g di savoiardi
- marsala q.b.
- succo d'ananas q.b.
Iniziate montando i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungete la ricotta e lo yogurt e continuate a lavorare il tutto sinché non risulterà perfettamente amalgamato. Montate quindi a neve ben ferma gli albumi ed uniteli alla crema delicatamente, mescolando dal basso verso l'alto con un cucchiaio. Vi consiglio di non adoperare lo sbattitore elettrico in modo da non smontare gli albumi, ottenendo così un composto abbastanza cremoso (nonostante l'assenza del mascarpone).
In un recipiente, mescolate due parti di succo d'ananas ed una di marsala; volendo, potete variare le proporzioni ed utilizzare anche un altro tipo di succo, ed il vino o il liquore che preferite.
A questo punto, disponete un po' di crema sul fondo di un unico contenitore oppure di 4 coppette monoporzione, passate i savoiardi nella bagna facendo attenzione a non inzupparli troppo e sistemateli sopra al primo strato, se necessario spezzandoli per adeguarli alla forma del recipiente. Versate un altro po' di crema e proseguite in questo modo fino ad esaurire tutti gli ingredienti, avendo cura di terminare proprio con la crema (cercate di livellarla il più possibile con l'aiuto di un cucchiaio). Esteticamente, lo ammetto, il De-Light avrebbe bisogno di essere perfezionato, ma trovo che il sapore sia particolarmente gradevole. Riponete in frigorifero per alcune ore in modo che il dolce risulti più compatto ed una volta pronto assaggiate: lo definirei fresco, delicato... non male. Fatemi sapere...
TIRAMISU'
Oggi vorrei proporvi la ricetta di uno dei dolci più noti ed apprezzati nel nostro Paese (ma indubbiamente anche altrove), ossia il tiramisù in versione classica. Per quanto concerne l'origine di questo piatto, ho letto sul web tutta una serie di teorie, alcune molto fantasiose, altre più attendibili. Peraltro, diverse regioni italiane ne contendono la paternità, in primis Toscana, Piemonte e Veneto.
La versione ufficiale colloca la nascita del tiramisù nella Siena del XVII secolo, quando alcuni pasticcieri, in occasione dell'arrivo del Granduca di Toscana Cosimo de' Medici, prepararono un dolce che ne celebrasse la grandezza e che rispecchiasse la sua personalità: importante, ma nel contempo semplice. Ebbe così origine la "zuppa del duca", cui i cortigiani attribuirono in seguito proprietà eccitanti ed afrodisiache, oltre ad una nuova denominazione, non a caso "tiramisù".
La storia più fantasiosa narra invece di un pasticciere torinese che, su richiesta di Camillo Benso Conte di Cavour, creò un dolce che sostenesse il goloso statista nel delicato progetto di unificazione del territorio italiano; da qui, appunto, tiramisù.
Anche il Veneto ha una sua versione in merito: sembra che il ristorante "El Toulà" di Treviso, situato nei pressi di una casa chiusa, avesse inventato questo piatto proprio per dare un "aiutino" agli avventori.
Mettiamo ora da parte queste interessantissime teorie, per concentrarci sugli ingredienti necessari:
- 3 uova medie
- 6 cucchiai di zucchero
- 250 g di mascarpone
- 200 g di savoiardi
- caffè q.b.
- cacao in polvere q.b.
- amaretti q.b.
Iniziate montando i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungete il mascarpone e continuate a lavorare il tutto sinché non risulterà perfettamente amalgamato. Montate quindi a neve ben ferma gli albumi ed uniteli alla crema delicatamente, mescolando dal basso verso l'alto con un cucchiaio. Vi consiglio di non adoperare lo sbattitore elettrico in modo da non smontare gli albumi, ottenendo così un composto molto cremoso ed anche abbastanza denso.
A questo punto, servendovi di un unico contenitore oppure di più coppette, potete iniziare a dar vita alla vostra opera d'arte. Con un cucchiaio disponete un po' di crema sul fondo dei recipienti, passate i savoiardi nel caffè stando attenti a non inzupparli troppo e sistemateli sopra al primo strato, se necessario spezzandoli per adeguarli alla forma dei contenitori. Versate dell'altra crema e proseguite in questo modo fino ad esaurire tutti gli ingredienti, avendo cura di terminare proprio con la crema. Livellatela il più possibile servendovi di un cucchiaio e distribuite uniformemente qualche amaretto sbriciolato. Completate con una spolverizzata di cacao in polvere. Personalmente, amo utilizzare caffè e cacao non zuccherati in modo da esaltare il sapore della crema. Questione di gusti. Riponete in frigorifero per alcune ore in modo che il tiramisù risulti più compatto ed una volta pronto regalatevi qualche istante di piacere. A piece of Paradise in your mouth...
FRITTELLE DI PATATE
Le verdure rientrano da sempre tra i miei ingredienti preferiti in quanto, oltre ad essere ricche di vitamine e sali minerali, consentono la realizzazione di numerosissimi piatti. Proprio per questo motivo, oggi ho pensato di cucinare delle frittelle di patate, ricotta e salvia, seguendo una ricetta sfiziosa, di facile esecuzione ed anche abbastanza rapida.
Gli ingredienti necessari per ottenere 15 frittelle di medie dimensioni sono i seguenti:
Gli ingredienti necessari per ottenere 15 frittelle di medie dimensioni sono i seguenti:
- 600 g di patate
- 250 g di ricotta fresca
- formaggio grattugiato q.b.
- qualche fogliolina di salvia
- sale e pepe q.b.
- 1 uovo
- pan grattato q.b.
- olio di semi q.b.
Mettete le patate in una casseruola con acqua salata, portate ad ebollizione e cuocete fino a renderle tenere al cuore. Quindi pelatele, schiacciatele ancora calde (con una forchetta o, meglio, con il passaverdura) ed unite sale, pepe, ricotta, qualche cucchiaio di formaggio grattugiato (grana o pecorino) e la salvia tritata finemente. Mescolate sino ad amalgamare perfettamente i vari ingredienti e riponete in frigorifero per almeno un'ora. Una volta raffreddato il composto, con i palmi delle mani formate delle palline della dimensione di una noce, passatele nell'uovo sbattuto e poi nel pan grattato. Friggete immergendole in olio di semi ben caldo, lasciatele dorare, quindi scolate e trasferite su della carta assorbente. Salate leggermente e servite subito. Risulteranno croccanti all'esterno ma con un cuore morbidissimo e profumato. La salvia, infatti, aggiunge sapore a molte pietanze e le rende anche più digeribili; generalmente non viene unita ad altri aromi proprio perché il suo profumo deciso ed amarognolo tenderebbe a prevalere. Detto questo, lascio che gustiate in santa pace le vostre frittelle. Buon appetito!
ASPARAGI IN SALSA AL FORMAGGIO
Primavera è
sinonimo di risveglio, rinascita e, teoricamente, di fine del rigido clima
invernale. Il nostro corpo, in perfetta sintonia con la natura, necessita di
sapori nuovi e freschi: meglio dei colori e del gusto delle verdure cosa può rispondere a tale esigenza?
La tavola cambia volto e sposa un desiderio di leggerezza e semplicità. Per questo motivo ho pensato di proporvi una ricetta che vede l'asparago come protagonista, accompagnato da una salsa cremosa che soddisferà anche chi non ama alla follia i piatti a base di verdure.
La tavola cambia volto e sposa un desiderio di leggerezza e semplicità. Per questo motivo ho pensato di proporvi una ricetta che vede l'asparago come protagonista, accompagnato da una salsa cremosa che soddisferà anche chi non ama alla follia i piatti a base di verdure.
Disintossicanti,
dimagranti, drenanti, riequilibranti, anticellulite, antiossidanti: pare che
gli asparagi siano davvero miracolosi con tutte queste proprietà salutari.
Motivo in più per consumarli, nonostante i prezzi, in alcuni
casi, siano davvero proibitivi.
Gli
ingredienti per 4 persone sono i seguenti:
- 20 asparagi di grandi dimensioni
- 1 porro
- 150 ml di panna
- 250 g di gorgonzola dolce
- sale e pepe q.b.
Innanzitutto, cuocete gli asparagi a vapore mantenendoli leggermente al dente. Nel frattempo,
lavate bene il porro, incidetelo da un lato e staccate le foglie più esterne;
immergetele in acqua bollente per qualche secondo e lasciate raffreddare. Tagliatele a strisce di circa 1 cm di larghezza, formate 4 mazzetti di 5 asparagi ciascuno e legateli utilizzando i "nastrini" appena realizzati. A questo punto, scaldate la panna,
aggiungete il gorgonzola, mantenete il fuoco bassissimo e mescolate fino a
completo scioglimento del formaggio. Quando la salsa risulterà sufficientemente
cremosa, spegnete i fornelli e distribuitela nei piatti. Adagiatevi i mazzetti
d’asparagi e completate con un pizzico di sale ed una macinata di pepe
nero.
Al
posto del gorgonzola, caratterizzato da un sapore piuttosto marcato, potete anche adoperare altri formaggi a pasta molle, come ad esempio lo stracchino. Dipende dai vostri personalissimi gusti!
Ricchi di fibre, sali minerali e vitamine, gli asparagi non dovrebbero mai mancare in cucina, ma, attenzione, utilizzateli con cautela: ho letto che un tempo le donne e, soprattutto, le religiose dovevano astenersi dal consumarli proprio a causa del loro forte potere afrodisiaco!
Ricchi di fibre, sali minerali e vitamine, gli asparagi non dovrebbero mai mancare in cucina, ma, attenzione, utilizzateli con cautela: ho letto che un tempo le donne e, soprattutto, le religiose dovevano astenersi dal consumarli proprio a causa del loro forte potere afrodisiaco!
TIRA' BUGIARDI
Oltre alla versione classica, esiste anche quella dei cosiddetti tirà bugiardi, denominazione che si ottiene traducendo alla lettera (spero correttamente) l'espressione "tirà busiard". La differenza sostanziale risiede nel tipo di lievito utilizzato e, pertanto, nei tempi complessivamente richiesti: sono sufficienti una trentina di minuti di lievitazione, contro le 12 ore previste dalla ricetta tradizionale.
Gli ingredienti necessari sono i seguenti:
Gli ingredienti necessari sono i seguenti:
- 1 kg di farina di grano tenero tipo 00
- 2 bustine di lievito per dolci
- un pizzico di sale
- 300 g di zucchero
- 250 g di burro
- 6 tuorli e 3 albumi
- 1 bicchierino di latte
- la scorza grattugiata di un limone
Versate la farina su di una spianatoia, aggiungete il lievito in polvere, il sale e lo zucchero; mescolate bene servendovi di un cucchiaio e, successivamente, realizzate la classica fontana. A questo punto, unite il burro ammorbidito, i tuorli e la scorza di limone. Iniziate a lavorare gli ingredienti aggiungendo poco alla volta gli albumi montati a neve ben ferma ed il latte, finchè non otterrete un composto liscio ed omogeneo. Formate una palla e lasciatela riposare per una mezz'oretta. Quindi impastate nuovamente, formate dei salamini del diametro di circa 3 cm, suddivideteli in piccoli pani e pizzicateli in modo da formare una sorta di caramella (esattamente come nella ricetta delle tirà classiche). In alternativa, è possibile praticare un'incisione nel senso della lunghezza, aprire leggermente l'impasto e creare dei piccoli rombi (effettuando dei tagli in diagonale). La superficie risulterà molto rugosa e ciò vi agevolerà nella fase successiva, in cui dovrete passare i biscotti nello zucchero semolato. Disponeteli quindi in una teglia precedentemente imburrata ed infornate a 200° finchè non acquisiranno una leggera doratura. Lasciate raffreddare ed assaggiate: non avrete dubbi, bugiardi ma buoni!
TIRA' CRESCENTINESI
Dopo una settimana piovosa e fredda, finalmente il ritorno del sole, il cielo limpido ed il cinguettio dei passeri. La primavera è così, incerta, imprevedibile. Mi affaccio alla finestra e riaffiorano alla mente i ricordi dell'infanzia: il profumo del pane cotto nel forno a legna, nel cortile un curioso viavai di gente, in cucina un inconsueto disordine. Un tempo, la mia famiglia era solita organizzare, più o meno ogni due mesi, alcune giornate dedicate unicamente alla preparazione di pane, grissini, pizza e dolci. Un vero e proprio raduno di parenti e compaesani che, tra un impasto e l'altro ed il controllo delle infornate, per nulla al mondo avrebbe rinunciato ad un vivace spettegolare. E nel periodo primaverile, soprattutto in prossimità della Pasqua, i tirà, nelle due varianti, non potevano assolutamente mancare.
Prima di scrivere questo post ho condotto qualche ricerca su Internet e non nego di aver ottenuto solamente una buona dose di perplessità. Ho sempre pensato che i tirà fossero tipici della zona di Crescentino (in provincia di Vercelli) e probabilmente di qualche paesino limitrofo. In realtà, in versione extra large e con piccole differenze negli ingredienti, sembra si tratti di un dolce piemontese prodotto a Rocchetta Tanaro (Asti) con radici antichissime.
Il termine "tirà" deriverebbe dalle feste organizzate in onore dei giovani chiamati alla leva nella seconda metà dell'Ottocento e nei primi anni del Novecento, durante le quali venivano "tirati i numeri", ovvero sorteggiate le nuove reclute. All'evento si accompagnavano, soprattutto nel Monferrato, festeggiamenti molto sentiti che coinvolgevano tutta la comunità. In queste occasioni, il dolce più diffuso era la tirà, preparata con le materie prime del pane, arricchita da ingredienti contadini e cosparsa di zucchero. Veniva consumata con il vino migliore, prodotto nell'anno di nascita del figlio e messo da parte per essere stappato nel giorno della festa di leva.
Da quanto ho letto, la tirà si otterrebbe lavorando farina, lievito di birra, zucchero, latte, burro e uova per creare una torta soffice a forma di ciambella, dalla superficie leggermente dorata e spolverizzata di zucchero. Dalle mie parti, invece, per tirà intendiamo dei biscotti rustici, simili a piccole pagnottelle, che si è soliti intingere nel latte, nel marsala o nel vin santo. Un tempo le donne li preparavano nelle proprie cucine per poi cuocerli nei forni comuni, luoghi d'aggregazione contraddistinti da un fitto intreccio di notizie e pettegolezzi. Si tratta di uno spaccato della quotidianità di altre generazioni, di frammenti di storia locale che andrebbero rievocati con nostalgia, anziché posti nel dimenticatoio.
Gli ingredienti necessari per realizzare i tirà nella versione classica sono i seguenti:
Il termine "tirà" deriverebbe dalle feste organizzate in onore dei giovani chiamati alla leva nella seconda metà dell'Ottocento e nei primi anni del Novecento, durante le quali venivano "tirati i numeri", ovvero sorteggiate le nuove reclute. All'evento si accompagnavano, soprattutto nel Monferrato, festeggiamenti molto sentiti che coinvolgevano tutta la comunità. In queste occasioni, il dolce più diffuso era la tirà, preparata con le materie prime del pane, arricchita da ingredienti contadini e cosparsa di zucchero. Veniva consumata con il vino migliore, prodotto nell'anno di nascita del figlio e messo da parte per essere stappato nel giorno della festa di leva.
Da quanto ho letto, la tirà si otterrebbe lavorando farina, lievito di birra, zucchero, latte, burro e uova per creare una torta soffice a forma di ciambella, dalla superficie leggermente dorata e spolverizzata di zucchero. Dalle mie parti, invece, per tirà intendiamo dei biscotti rustici, simili a piccole pagnottelle, che si è soliti intingere nel latte, nel marsala o nel vin santo. Un tempo le donne li preparavano nelle proprie cucine per poi cuocerli nei forni comuni, luoghi d'aggregazione contraddistinti da un fitto intreccio di notizie e pettegolezzi. Si tratta di uno spaccato della quotidianità di altre generazioni, di frammenti di storia locale che andrebbero rievocati con nostalgia, anziché posti nel dimenticatoio.
Gli ingredienti necessari per realizzare i tirà nella versione classica sono i seguenti:
- 1 kg di farina di grano tenero tipo 00
- 300 g di zucchero
- un pizzico di sale
- 4 cubetti di lievito di birra (circa 100 g)
- 250 g di burro
- 6 uova
- la scorza grattugiata di un limone
Disponete la farina a fontana sul piano di lavoro, aggiungete lo zucchero, un pizzico di sale, il burro ammorbidito, il lievito stemperato in un goccio di latte tiepido, 6 tuorli e la scorza grattugiata. Potete utilizzare un limone non trattato oppure mezza buccia di limone e mezza d'arancia, dipende dai gusti.
Montate a neve ben ferma 3 albumi ed uniteli poco alla volta agli altri ingredienti. Impastate fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo; se la consistenza dovesse risultare troppo asciutta, incorporate una quantità di albumi tale da facilitare la lavorazione (se necessario, anche tutti quelli rimasti, una volta montati a neve).
Terminato questo passaggio, formate un'unica grande palla e lasciatela riposare, coperta da un canovaccio, per circa 12 ore. Quindi impastate nuovamente il tutto, formate dei salamini del diametro di circa 3 cm, suddivideteli in piccoli pani e pizzicateli leggermente sui due lati in modo da formare una sorta di caramella. Passate la parte superiore nello zucchero semolato e disponete i biscotti in una teglia precedentemente imburrata ad una certa distanza gli uni dagli altri (durante la cottura lieviteranno parecchio). Infornate a 200° finchè non risulteranno leggermente dorati in superficie. Sono buonissimi anche tiepidi; il profumo del lievito di birra e degli agrumi è davvero irresistibile.
Per questioni di tempo, spesso sostituisco il formato tradizionale con dei salamini arrotolati su sé stessi a spirale o con semplici panetti zuccherati, eccezionali anche tagliati a fette ed inzuppati nel latte, per una colazione ricca e genuina.
BIETOLE CROCCANTI
La bietola da coste, originaria dei litorali del Mediterraneo, è stata utilizzata dall'uomo fin dall'antichità (sembra che gli Assiri la conoscessero già alcuni secoli prima della nascita di Cristo). In virtù delle sue proprietà salutistiche, i romani, oltre che in cucina, l'adoperavano come rimedio all'itterizia e, cotta con le lenticchie, come purificante del tratto intestinale.
Al pari degli altri ortaggi da foglia, le bietole sono caratterizzate da un'elevata presenza di acqua e da un basso contenuto calorico (circa 17 kcal ogni 100 g). Fonte di vitamine A, C e di sali minerali (soprattutto ferro), hanno proprietà lassative, rinfrescanti ed emollienti.
Quella che vorrei proporvi è una ricetta che preparo spesso nel periodo primaverile, quando nell'orto le bietole abbondano, a volte in modo esagerato.
Gli ingredienti necessari per questo piatto sono i seguenti:
- 6 foglie di bietola da coste
- qualche fettina di pancetta (o altro salume)
- formaggio da fondere q.b.
- 1 uovo intero
- pan grattato q.b.
- sale q.b.
- olio per friggere q.b.
In genere, utilizzo due coste per ciascuna porzione: distendetene una sul piano di lavoro, copritela con una fettina di pancetta (o altro salume di vostro gradimento) e con qualche pezzetto di formaggio che fonda senza filare (caciotta, brie, ecc.). Chiudete con la seconda costa e, con particolare cura, passate nell'uovo sbattuto ed infine nel pan grattato. In questa fase è importante cercare di sigillare bene il tutto, in modo che il ripieno non esca durante la cottura. Proseguite con lo stesso procedimento anche per le restanti verdure.
In alternativa, è possibile ripiegare ciascuna costa su sé stessa, farcendola all'interno ed impanandola come appena descritto (potete osservare i risultati ottenuti dai due differenti metodi nelle immagini che ho inserito).
Scaldate l'olio in una padella e friggete le coste a fuoco medio, girandole delicatamente in modo da ottenere una perfetta doratura su entrambi i lati. Una volta pronte, salatele ed attendete almeno due minuti prima di assaggiare: risulteranno più croccanti e non vi ustioneranno il palato. Buon appetito!
RISO E ROSE
Riso e Rose in Monferrato è una kermesse che coinvolge oltre 30 comuni in eventi legati all'enogastronomia, al florovivaismo, all'arte e agli sport a stretto contatto con la natura (quali rafting, percorsi a piedi, a cavallo, in bici...). Qui, storia, architettura, tradizione ed artigianato coesistono in un paesaggio straordinario, un paesaggio certamente degno di una maggiore valorizzazione. Collina, pianura ed ambiente fluviale incorniciano vigneti e risaie che offrono produzioni tipiche variegate e di alta qualità.
Per gli appassionati di enogastronomia, da non perdere l'opportunità di visitare le enoteche e le cantine sparse sul territorio, alla scoperta dei vini DOC e DOCG e delle grappe; le aziende agricole da cui è possibile acquistare prodotti genuini, ad esempio riso e salami tipici; i ristoranti locali, nei quali gustare tartufi, agnolotti, fritto misto, bagna cauda, bollito con il tris di bagnet, nonché dolci caratteristici, come krumiri e bunet; le fiere e le sagre di cui il Monferrato e la piana del Po sono ricchi.
Per gli appassionati di enogastronomia, da non perdere l'opportunità di visitare le enoteche e le cantine sparse sul territorio, alla scoperta dei vini DOC e DOCG e delle grappe; le aziende agricole da cui è possibile acquistare prodotti genuini, ad esempio riso e salami tipici; i ristoranti locali, nei quali gustare tartufi, agnolotti, fritto misto, bagna cauda, bollito con il tris di bagnet, nonché dolci caratteristici, come krumiri e bunet; le fiere e le sagre di cui il Monferrato e la piana del Po sono ricchi.
In occasione della kermesse, ho pensato di proporvi una ricetta insolita e seducente che accosta il sapore tradizionale del riso con l'aroma prezioso della rosa.
Gli ingredienti necessari alla preparazione di 4 porzioni medie sono i seguenti:
- 320 g di riso carnaroli
- 2 manciate di petali di rosa canina non trattati
- 1/2 cipolla tritata
- vino bianco q.b.
- formaggio grattugiato q.b.
- burro ed olio e.v.o. q.b.
- sale e pepe q.b.
Innanzitutto, lavate accuratamente i petali di rosa e lasciateli a bagno per circa 2 ore in una ciotola con un po' d'acqua. Rosolate la cipolla tritata con un cucchiaio d'olio extravergine, aggiungete il riso, salate, pepate e completate la tostatura. Sfumate con del vino bianco, unite dell'acqua o del brodo vegetale fino a ricoprire il riso e fate sobbollire.
A metà cottura, aggiungete i petali assieme alla loro acqua profumata e lasciate la casseruola sul fuoco sinché il riso non risulti al dente (se necessario, versate dell'altro brodo). A questo punto, per rendere il tutto più saporito e cremoso, mantecate con burro e formaggio grattugiato (grana o parmigiano) e decorate con qualche petalo di rosa.
Si tratta di un piatto molto particolare, di cui vanno ricordate le proprietà disintossicanti del riso e quelle antinfiammatorie ed astringenti della rosa canina, la cui nota aromatica, peraltro, bilancia quella agra della cipolla. Dal punto di vista nutrizionale, la rosa canina (specialmente il frutto) è ricca di vitamina C, carotenoidi e polifenoli; gli infusi dei petali svolgono inoltre un'azione calmante e rilassante.
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